MICADO. Insegui i tuoi sogni
Performance di A. Bonaldi
2018

MICADO. Insegui i tuoi sogni Performance di A. Bonaldi 2018

Sala ceramiche contemporanee / proiezioni
MICADO. Insegui i tuoi sogni

di 

Antonio Bonaldi con: Luigi Bertolin, Marco Bolzenhagen, Andrea Dal Prà, Pasquale Di Fonzo, Mirco Marcolin, David Riganelli, Angelo Zilio e Fabio Poli

Performance libera dall’esito.

Faenza, Argillà Italia 31/08 – 1/09/2018

 

I mikado, o shangai, nati secoli fa come rituale per interrogare le divinità, sono un tradizionale gioco da tavolo composto da bastoncini in legno, che devono essere raccolti con pazienza e fermezza uno alla volta, senza far muovere gli altri.

Il primo giocatore, scelto dalla sorte, appoggia i bastoncini sul tavolo e li lascia cadere, determinando così lo schema del gioco.

“Mi prendeva l’idea del gioco, del tornare a giocare, in una situazione così difficile a livello economico per le piccole ditte artigiane, volevo trovare un modo per far salire l’adrenalina, per cercare l’entusiasmo”. Questo racconta Antonio Bonaldi quando decide di giocare la sua partita a shangai. Sotto il cielo di molte città viene pensato questo progetto, che troverà spazio in una delle manifestazioni più importanti legate al mondo della ceramica: Argillà Italia a Faenza.

31 bastoni in argilla di 2 metri e mezzo, 14 kg di argilla l’uno, cotti a 1250° in un forno costruito appositamente in piazza, che si aprirà al culmine della temperatura per poter permettere, ai partecipanti, ceramisti esperti, di giocare.

Sembra un’impresa folle, anzi di più: è un sogno, è il voler realizzare un sogno.

“A livello tecnico è stato molto difficile realizzare questo tipo di performance. I problemi sembravano insormontabili, soprattutto per la realizzazione della struttura, i pezzi continuavano a rompersi. A quel punto stavo per rinunciare al progetto, ma poi ho iniziato a pensare non più a dover salvare i pezzi che venivano cotti, ma a doverli rovinare tutti, cioè a partire dal rovescio, e che la performance poteva avere un senso anche rompendo tutto. Stava in piedi lo stesso. Quando mi sono reso conto di questo ho accettato, e siamo partiti a lavorare al contrario, a cercare di salvare qualche pezzo. A quel punto anche il messaggio diventava abbastanza chiaro: il voler giocare, il voler trovare degli stimoli per mettersi ancora in gioco, per avere l’entusiasmo e far vedere al pubblico la parte nera del lavoro, quella che non comunichiamo mai, quella che ci nascondiamo: noi facciamo sempre vedere la ceramica bella, il prodotto finito perfetto.”

 

Così Antonio inizia a costruire il suo sogno, chiama la squadra di amici-ceramisti e per 48 ore si lavora ininterrottamente alla costruzione del forno, ad alimentare il fuoco, con l’adrenalina che sale, cercando di prevedere cosa accadrà; con gioia, la gioia del cercare di realizzare un sogno, perché come dice Antonio è importante essere felici nel fare se poi devi creare cose che devono dare piacere.

La squadra si muove all’unisono e quando il forno raggiunge la temperatura l’attenzione è altissima: si deve iniziare ad aprire la scatola del gioco, la si deve distruggere per poter arrivare al cuore incandescente. Così, con abilità e mestiere, i giocatori iniziano a togliere i pezzi di sostegno, in ceramica, che cadendo fanno quel rumore forte, assordante, di rottura, che ai ceramisti provoca la pelle d’oca. La squadra si muove con piccoli cenni, con gesti, diretti dallo sguardo di chi questa “visione” l’aveva avuta. E i pezzi continuano a cadere, a far rumore, a spaccarsi, finchè si raggiungono gli shangai.

 

E qui Antonio Bonaldi, scelto dalla sorte ma non dal caso, realizza il sogno: apre il mazzo e lascia che tutto caschi a terra e inesorabilmente si rompa.

La mossa è fatta, il gioco è stato determinato, il pubblico applaude, i ceramisti nel pubblico esultano e si liberano… dall’esito.

“Volevamo che un sogno irrealizzabile diventasse possibile, non per una commissione.

Il pubblico doveva farsi delle domande. I ceramisti hanno capito la tragedia e il dramma del non riuscire, la liberazione dello spaccare.

Il progetto doveva essere fortemente emotivo ed empatico, doveva unire, e il fuoco ha unito.

Abbiamo rovesciato il concetto di ceramica: la scultura nasce da un’idea e muore nel giro di pochi secondi”.

 

In realtà la materia ceramica è talmente viva e oltre il punto di consolidamento che qualche bastone cadendo non si è rotto ma è rimbalzato, si è piegato come fosse di gomma, e ha dato modo poi di iniziare una sorta di partita cercando di spostare i bastoni dal fuoco. Quasi tutto si è rotto, si è incollato ad altre parti, insomma, dal punto di vista della tecnica potrebbe sembrare un disastro…invece qualcosa ha funzionato, qualcosa si è salvato, il forno sperimentale ha tenuto e qualche bastone è rimasto “quasi-intero”. Sperimentazioni che hanno posato altri mattoni solidi nell’evoluzione di questi forni all’aperto senza la fibra ceramica. E si va avanti.

Bonaldi e la sua squadra compiono una performance che va oltre la ceramica, oltre la tecnica, oltre lo spettacolo del fuoco: lanciano un messaggio chiaro e si liberano dalle etichette – ceramisti, artigiani, artisti- si liberano dall’esigenza del prodotto, dalla patologia della materia perfetta, da anni di polverose esposizioni e ridondanti concetti, e si affacciano al contemporaneo per farcelo intuire.

Mettono in campo una partita che non potrà mai essere giocata, ci raccontano di una situazione impossibile, di un non sense non solo del gioco, ma anche del nostro vivere quotidiano, dove le mosse sono sempre più spesso decise da altri. E’ una partita ferma. A meno che non si stravolgano le regole, ci si liberi dall’esito, si giochi per il gusto del giocare facendoci mentori dell’Hic et nunc.

Bonaldi la sua partita l’ha giocata, ci ha mostrato un’altra possibilità, a tutti noi e alla ceramica.

E adesso? Ad ognuno il suo gioco: abbiamo deciso di esporre in museo un pezzetto dei Micado per raccontare questa esperienza, per farla conoscere, e anche di capire dove questa squadra di giocatori ci porterà.

 

Mara De Fanti

Direttore e conservatore